Tappa 2

Capanna Cava – Rifugio Giümela

Dalla Capanna Cava (2066 m) in breve si raggiunge l’omonima alpe (1999 m), si segue poi la strada sino al tornante a quota 1910 m dove si abbandona la carreggiata per una pista sterrata pianeggiante che si segue sino alla località di Rasòrc, da questo punto, superato il torrente, si scende all’Alpe di Sceng di Sopra a quota 1787 m. (Dalla capanna si possono anche discendere direttamente i pascoli sottostanti sino a una piccola pozza situata a sud-est dell’Alpe di Cava nei pressi di una cascina e della quota 1974 m, da qui ci si abbassa ancora e in breve si incrocia la strada carrozzabile presso il tornante a quota 1910 m dove ci si ricongiunge con il percorso). Dalle prime cascine dell’alpe a quota 1787 m non si attraversa il piano dell’alpe che porta ad altre cascine poste a circa 115 metri di distanza, ma si percorrono gli ampi pendii erbosi sopra l’alpe (direzione sud) che man mano incrociano sempre più pietraie e colate di sassi sino raggiungere la rada vegetazione. Si continua attraverso la vegetazione che si fa un po’ più consistente, si contornano alcune fasce rocciose per raggiungere un caratteristico passaggio dove vi è pure una catena che aiuta la progressione (“Pass Cava”, senza nome sulla Carta Nazionale) superato questo passaggio si raggiunge un terrazzo a quota 1879 m. Da questo punto si sale leggermente a lato del letto del riale (sinistra orografica), che scende dal Torrent Bass, per poi attraversarlo e raggiungere la sponda destra che permette di accedere ai terrazzi erbosi sovrastanti con rada vegetazione che si seguono lungo alcune tracce di sentiero sino raggiungere un’incassata valle - nel mezzo di due cascate - che si attraversa alla quota di 2019 m. Sul versante opposto del torrente una traversa che corre lungo pendii erbosi e pietraie porta all’isolata cascina del Bóion a 2007 m (rifugio d’emergenza aperto). Dopo la cascina le tracce del sentiero disegnate sulla Carta Nazionale scompaiono, ma sul terreno, visto il transito di ovini durante la stagione è ben visibile. Si piega a destra (est) e si risalgono ampie pietraie sino a circa 2500 metri proprio dove un’evidente e stretta cengia solca la verticale parete rocciosa: questa è la Senda del Bò che permette l’accesso all’altro versante della cresta. Il primo tratto di questa incredibile spaccatura nella parete è abbastanza ripido, la cengetta larga circa un metro e mezzo sale accostando delle paretine rocciose dove sono state posate delle catene che agevolano e assicurano la progressione. Nella parte centrale la cengia si allarga e si presenta come un inclinato pendio erboso, dopodiché terrazzini più inclinati frammisti a placche rocciose concedono spazi erbosi con tratti di sentierini che si salgono in sicurezza grazie alla continua presenza di catene fisse ancorate sulle rocce circostanti. Raggiunta la cresta si segue il filo per un breve e facile tratto sino al punto culminante indicato sulla Carta Nazionale come “Senda del Bò” (2295 m), da qui si discende senza problemi un evidente diedro roccioso (15 metri, I° grado, non esposto) per guadagnare i pendii detritici (ganne) sottostanti dove si trova anche un grosso sasso visibile da lontano. Lungo pendii erbosi si scende all’Alpe di Pradasc ed alla cascina sottostante di quota 2056 m dalla quale un comodo sentiero pianeggiante che contorna in senso antiorario la valletta dove scorre il torrente Legiuna porta alla quota 2009 m. Da qui si scende leggermente sino a circa 1960 metri, per raggiungere il sentiero più basso, che porta ai cascinali più alti dell’Alpe di Giümela (1879 m) e poco sotto al Rifugio “dra Piota” dell’Alpe di Giümela (1811 m).


NOMI MONTAGNE, STORIA

Senda del Bò: Senda deriva da «passaggio difficile e pericoloso sulla montagna» e Bò deriva da Bue o toro. Per la Senda del Bò si è supposto che nelle sue vicinanze vi fosse un passaggio utilizzato per condurre le vacche al toro da Pradiscio all’Alpe di Sceng.