Presentazione della via

Dove si trova la Via Alta Crio

Profilo altimetrico

10 tappe tra Lumino e il Lucomagno

Il tracciato

100'000 metri di cammino sempre al di sopra dei duemila metri (e sovente sopra i tremila metri), 10'000 metri di dislivello in salita, 10 notti in capanne, rifugi o bivacchi tra vette selvagge. Sono questi i numeri della Via Alta Crio, caratterizzata da una grande varietà di ambienti in cui vivere istanti indimenticabili: vaste praterie di montagna, limpidi laghetti alpini, dieci vette la cui quota supera i tremila metri, creste affilate apparentemente impossibili.

Nelle stagioni regolari la Crio dovrebbe essere praticabile da inizio luglio a circa metà ottobre (ma visto il clima questo periodo potrebbe variare). A inizio stagione occorre valutare lo stato dell’innevamento specie nei punti ripidi ed esposti, mentre a fine stagione il terreno può essere duro o ghiacciato, oppure già ricoperto dalla prima neve.

Flora e fauna

La varietà di fauna, flora, geologia e morfologia sorprende a ogni passo e dà vita a un percorso estremamente variegato. Panorami mozzafiato che si estendono a perdita d’occhio: dalle selvagge cime circostanti fino ai celebri colossi delle Alpi.
La prima parte del percorso arriva a un panoramico terrazzo a quasi 2'000 metri sul quale è ubicata la Capanna Brogoldone e raggiunge il Passo del Lucomagno.

Capanne e rifugi

Il percorso collega dieci tra capanne e rifugi alpini, limitando i dislivelli e proponendo tappe di varia difficoltà e lunghezza. Grazie ai numerosi collegamenti, da e per il fondovalle, è possibile percorrere le tappe singolarmente oppure concatenarle a discrezione, realizzando un itinerario personalizzato

Un' esperienza unica

Il pernottamento nei tradizionali rifugi o capanne contribuisce all’unicità di questa esperienza. Alcuni ricoveri dove si pernotta, anticamente erano piccoli alpeggi (per quanto intrepidi, nemmeno gli alpigiani di un tempo si spingevano fin dove si spinge oggi la Via Alta Crio); altre sono costruzioni nate come punto d’appoggio per gli alpinisti e gli escursionisti.

Spunti di riflessione: Etica della Via Alta Crio

La Via Alta Crio è nata come terza via alta importante e si è voluta affiancare alle due già presenti in Ticino (Via Alta Idra e Via Alta Vallemaggia) facendole percorrere la dorsale montagnosa orientale a cavallo con il Canton Grigioni. 

Perchè il nome “Crio”?

In un tempo in cui il riscaldamento climatico la fa da padrone si è scelto un nome, Crio, che richiama il freddo ed il ghiaccio (dal greco “kryos” = freddo, gelo). Alle nostre latitudini un percorso che da sud porta a nord, verso le montagne che superano i 3'000 metri, evoca il freddo dell’ombra e della quota che ha potuto conservare ancora le testimonianze di quel che furono gli ultimi grandi ghiacciai che, ormai relegate e ancora per poco, nelle conche e negli anfratti ombrosi della montagna, sono ancora visibili. Vestigia di ghiacciai, che non hanno ormai più una zona di accumulo e non hanno più il “diritto climatico di esistere” perché ormai anche per loro la temperatura è troppo elevata e le rocce che le accolgono le scaldano sempre di più. Crio vuol essere anche un grido di speranza: che l’umanità si ravveda e che i ghiacciai ritornino ad abbellire i nostri paesaggi.

Così apparivano i ghiacciai nel 1927: per buona parte della tappa “Bivacco Piano della Parete – Capanna Quarnei”, sarebbero stati necessari i ramponi e il bivacco (punto rosso) avrebbe avuto alle spalle un vero ghiacciaio.

Così nel 2021: del ghiacciaio della Cima dei Cogn non resta più niente. Il bivacco (punto rosso) si trova in mezzo ai detriti.

Crio è anche un titano “il Grande Signore” figlio di Urano e di Gea, che con i suoi fratelli sostiene la terra: Crio è il “pilastro del Sud”, ed è così che appare la potente dorsale formata da vette che parte da Lumino: un gran pilastro che da Sud “sostiene” il gruppo dell’Adula, la montagna più elevata del Ticino.

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