Spunti di riflessione: Etica della Via Alta Crio

La Via Alta Crio è nata come terza via alta importante e si è voluta affiancare alle due già presenti in Ticino (Via Alta Idra e Via Alta Vallemaggia) facendole percorrere la dorsale montagnosa orientale a cavallo con il Canton Grigioni. 

Sin dall’inizio, i promotori prima e l’Associazione Via Alta Crio poi, si sono chinati sul problema etico della sua creazione, sul fatto di marcare e di attrezzare alcuni tratti in un ambiente totalmente privo di sentieri ufficiali e percorso da pochissime persone. La necessità inoltre di costruire un bivacco ha reso la discussione ancora più profonda. La perdita di “natura selvaggia” (wilderness) è stata soprattutto al centro delle riflessioni e questa perdita, i promotori ne sono coscienti, fa sempre male. Il tema degli itinerari segnalati in biancoblu (con parti equipaggiate ma assolutamente non come vie ferrate) divide gli amanti della montagna e spesso polarizza le posizioni: chi li apprezza e li sostiene poiché danno loro la possibilità di compiere escursioni un po’ più difficili ma comunque in sicurezza e chi invece li condanna severamente adducendo la motivazione che non è corretto marcare o equipaggiare dei tratti riducendo così la, seppur modesta, “sfida alpinistica”. 

Ma quali sono stati quindi i motivi che hanno portato a crearla?

Le tappe della Crio sono 10 e “solo” 3 di fatto sono nuove: quella che dal Rifugio Giumello porta al Bivacco Pian della Parete, da quest’ultimo alla Capanna Quarnei e quella dalla Capanna Adula UTOE al Rifugio Scaradra. Tutte e 3 percorrono territori e creste attorno ai 3000 m, un mondo minerale e proprio per questo poco sensibile dal punto di vista naturalistico. Il futuro passaggio di escursionisti va inoltre relativizzato: questa via sarà probabilmente per pochi, limitati nel numero dalla logistica (due piccoli rifugi e un bivacco della capienza di 10-12 persone) e dalla sua severità. Queste motivazioni unite al sostegno di una decina di società alpinistiche e di enti pubblici (Cantone, Comuni e Patriziati), ma anche al fatto di non aver percepito evidenti voci contrarie, ci hanno spinto a realizzare il progetto.

Durante la realizzazione si sono adottate misure il meno possibile invasive, in particolare:

  • La marcatura limitata a una sola direzione (da S a N). Innanzitutto per la sicurezza ma anche perchè la doppia marcatura avrebbe comportato un numero di segni ben superiore a quello attuale. Laddove la via è evidente (cresta) si è cercato di limitare il numero di segni; è sulle ganne e sulle sassaie che (pensando alla presenza di nebbia) si è dovuto marcare maggiormente.

  • Corde, maniglie e catene: sulle nuove 3 tappe di complessivamente 40 km gli aiuti di questo tipo sono limitati a ca. 230 m in totale. Le catene e le corde sono state posate in pochi punti esposti oppure costituiti da roccia malsicura (p. es. discesa dal Vogelberg). Una decina di maniglie in ferro sono state posate unicamente sulla cresta S del Cassimoi per superare alcuni muretti. Questi aiuti hanno permesso di mantenere la difficoltà della via nel grado T6. La cresta S del Puntone dei Fracion non è stata attrezzata proprio per evitare la posa di troppo materiale. Si è optato per un decisamente più lungo aggiramento a E (solo marcatura).

  • Il bivacco al Pian della Parete necessario per chi percorre la Crio. Il cemento per i plinti che fungono da basamento è stato ridotto al minimo indispensabile. Non è riscaldato e all’interno non c’è acqua corrente. Il Cantone ha imposto condizioni restrittive, riguardo l’ecologia, che saranno rispettate dalla società che lo gestirà.

Queste riflessioni non vanno considerate come giustificazioni o come alibi. La creazione della Via Alta Crio, non si può negare, ha portato alla perdita di natura selvaggia: siamo coscienti e possiamo ben capire che per i “puristi” ciò sia imperdonabile. Noi però riteniamo che la Crio non abbia manipolato così profondamente la montagna ma soprattutto non tanto da essere un invito agli escursionisti a sottovalutarla o ad assumersi dei rischi superiori alle proprie capacità; essa resterà una via impegnativa di nicchia per un maggior numero di amanti della montagna che la sapranno sicuramente apprezzare e rispettare.